Investing.com - Il dollaro è scambiato vicino al massimo di una settimana e mezzo contro il paniere delle valute questo mercoledì, la domanda di valuta rifugio resta supportata dal persistere dei timori per le tensioni commerciali e per i problemi dei mercati emergenti.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,17% a 95,59 alle 04:01 ET (08:01 GMT) non lontano dal massimo di una settimana e mezzo di ieri di 95,68.
La domanda di dollaro è stata incoraggiata dalla bassa propensione al rischio sui mercati, nei timori per l’impatto sulla crescita globale delle politiche commerciali protezioniste del governo Trump e per le difficoltà sui mercati emergenti.
La scorsa settimana il Presidente USA Donald Trump si è detto pronto ad introdurre dazi su altri 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi già domani, il che inasprirebbe lo scontro commerciale con Pechino.
I dati della notte hanno mostrato che l’attività delle imprese in Cina è rallentata ad agosto, segnale che gli attriti con gli Stati Uniti stanno pesando sulla domanda.
Le trattative commerciali tra Stati Uniti e Canada dovrebbero ricominciare nel corso della giornata, con Trump che minaccia di lasciare il paese fuori dal nuovo accordo già negoziato con il Messico.
Il dollaro è stabile contro lo yen, con la coppia USD/JPY a 111,49.
L’euro scende contro un dollaro più forte, con il cambio EUR/USD giù dello 0,2% a 1,1557.
Anche la sterlina è sotto pressione: il cambio GBP/USD va giù dello 0,3% a 1,2816, nell’apprensione per la possibilità di una Brexit senza accordo.
Il dollaro australiano scende, con la coppia AUD/USD in calo dello 0,28% a 0,7156 malgrado i dati della notte che hanno rivelato che l’economia del paese è cresciuta al tasso più veloce in sei anni nel secondo trimestre.
Sui mercati emergenti, la lira turca è sotto pressione nei crescenti timori per la crisi economica e monetaria del paese.
Il peggioramento dei rapporti tra USA ed Ankara e i timori per l’aumento del controllo da parte di Erdogan sulla politica monetaria e sull’economia hanno fatto crollare la lira di oltre il 40% quest’anno.
Giù anche il peso argentino, che si riavvicina ai minimi storici contro il dollaro mentre il governo del paese fatica a gestire la nuova crisi economica.
Sulle valute dei mercati emergenti hanno fortemente pesato i timori che l’aumento dei tassi di interesse USA metta sotto pressione i paesi che hanno chiesto massicci prestiti in dollari negli ultimi anni.