Investing.com – L’indice Hcob Pmi composito della produzione in Eurozona a gennaio è salito a 47.9 da 47.6 di dicembre, lievemente al di sotto del 48 previsto dai mercati. A rilevarlo è la stima flash di S&P Global sullo stato di salute dell’economia nei Paesi con l’euro. Il valore registrato, seppur sia inferiore (per l’ottavo mese di fila) alla soglia di 50 che separa la contrazione dall’espansione, rappresenta il valore massimo raggiunto negli ultimi 6 mesi.
In particolare, l'indice pmi manifatturiero è salito a 46.6 da 44.4 di dicembre, ben oltre le attese degli analisti che si aspettavano un 44.8. In calo invece l'indice pmi dei servizi che è sceso a 48.4 dai 48.8 di dicembre. I dati finali di gennaio saranno pubblicati il 1° febbraio per il manifatturiero ed il 5 febbraio per gli indicatori del terziario e composito.
“L’inizio dell’anno ha portato buone notizie per l’Eurozona, con il settore manifatturiero che ha registrato un generale rallentamento della tendenza al ribasso osservata lo scorso anno”, ha commentato Cyrus de la Rubia, chief economist di Hamburg Commercial Bank.
“Tale cambiamento positivo è evidente in tutti gli indicatori chiave quali produzione, livello di occupazione e nuovi ordini. In particolare – spiega l’esperto -, il settore delle esportazioni ha giocato un ruolo fondamentale nel determinare il miglioramento del flusso dei nuovi ordini, mostrando condizioni migliori rispetto alla fine dell’anno scorso”.
Aziende più preparate agli shock
In questo senso la crisi del Mar Rosso fa meno paura rispetto ai disservizi a cui abbiamo assistito negli anni passati. Infatti, anche se i tempi di consegna si sono allungati per la prima volta in un anno per l’interruzione del traffico sul Mar Rosso, i costi medi sostenuti dal manifatturiero hanno continuato a diminuire.
Certamente, “i continui attacchi dei ribelli Houthi alle navi commerciali in traversata nel Mar Rosso stanno esercitando un evidente effetto sulla catena di distribuzione”. Tuttavia, sottolinea de la Rubia, “diversi rapporti di settore hanno indicato che, diversamente a quanto successo precedentemente, le aziende non sono state prese alla sprovvista, ma hanno invece imparato dalle passate interruzioni. In tante hanno proattivamente diversificato i loro fornitori in diverse nazioni e aziende, mitigando quindi possibili conseguenze di tali imprevisti”.
Inflazione in risalita
Ma se al momento la crisi geopolitica non ha causato un aumento dei costi alla produzione, la crescita dei prezzi di acquisto del settore terziario è accelerata, causando il maggior rialzo generale di prezzi di beni e servizi dallo scorso maggio. Salgono così a tre i mesi consecutivi in cui l’inflazione indica un progressivo incremento dai minimi in 32 mesi di ottobre.
“Nell’attuale dibattito che circonda la tempistica ottimale del taglio dei tassi da parte della BCE, gli indicatori PMI dei prezzi si allineano con la strategia dei falchi, che hanno un approccio cauto e suggeriscono di non aver fretta nel ridurre i tassi di interesse”, evidenzia l’economista. “Le aziende stanno facendo i conti con prezzi di acquisto maggiori e sono stati in grado di trasferirli ai loro clienti finali. Gli aumenti dei prezzi, di conseguenza, sono in disaccordo con il contesto recessivo. Anche l’inflazione rimane quindi un problema, e in questo momento un aumento dei tassi da parte della BCE è fuori questione”.
Francia e Germania ancora in difficoltà
A livello nazionale, se gran parte dell’Eurozona è tornata a crescere dopo cinque mesi di declino, registrando la maggiore (comunque modesta) espansione dallo scorso giugno, Francia e Germania restano in contrazione.
In Germania, sempre secondo la stima flash di gennaio, l’indice pmi ha segnato il settimo calo consecutivo a 47.1 rispetto al 47.4 di dicembre, al di sotto del 47.8 previsto dagli analisti. In Francia il pmi composito di gennaio ha toccato il minimo degli ultimi 4 mesi a 44.2 dai 44.8 di dicembre, anche qui deludendo le attese che lo davano al 45.2.
“Nel valutare la prestazione della Germania e della Francia, l’unico quesito è su chi sta avendo più difficoltà”, osserva de la Rubia. “Secondo il PMI composito, la Francia è rimasta indietro rispetto alla Germania. Tale discrepanza è principalmente attribuita al settore manifatturiero, dove la contrazione della produzione è maggiore in Francia piuttosto che in Germania. Una spiegazione plausibile – conclude l’analista - è che gli ambienti esterni all’Eurozona stanno mostrando segnali di miglioramento, fornendo alla Germania una sostanziale visibilità da punto di vista dell’esportazione e quindi un relativo vantaggio.”
Cresce l’ottimismo
Guardando avanti, l’ottimismo rispetto ai prossimi 12 mesi ha indicato a gennaio il quarto mese consecutivo di miglioramento, segnando un picco di rialzo da maggio. “La fiducia ha raggiunto il valore più alto in nove mesi nel manifatturiero ed in otto mesi nel terziario”, viene spiegato nel report. “Le migliorate prospettive di crescita hanno comunemente rispecchiato la speranza di una riduzione del costo della vita e minori tassi di interesse nell’anno a venire, a beneficio di un maggiore slancio di crescita economica e di domanda del mercato nazionale ed estero”.
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