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Banche centrali: nuovi timori sulla monetizzazione del debito

Pubblicato 14.06.2021, 12:22

La Banca Centrale Europea sembra prendere spunto dalla Federal Reserve, quindi la decisione del consiglio direttivo della BCE della scorsa settimana di lasciare la politica monetaria accomodante è un indizio su ciò che il Federal Open Market Committee farà – o non farà  – durante ilvertice di questa settimana.

Non importa se l’inflazione è al 5% negli USA e a 2% nella zona euro, o che la Fed sta acquistando 120 miliardi di dollari in bond al mese contro gli 80 miliardi di dollari al mese della BCE, cioè circa 97 miliardi di euro. Il tasso di riferimento della BCE è a zero e anche il tasso della Fed è vicino allo zero.

La Presidente della BCE Christine Lagarde ha dichiarato che la banca centrale continuerà con gli acquisti di emergenza per la pandemia almeno fino a marzo del prossimo anno, e forse anche oltre, se la crisi del COVID-19 non sarà terminata.

Quindi si potrebbe essere ottimisti e sperare che la Fed decida di parlare apertamente del programma di acquisti. La maggior parte degli economisti crede che si comincerà a parlare di riduzione non prima del terzo trimestre e che non si agirà fino al prossimo anno.

Durante il vertice di mercoledì, possiamo aspettarci una ripetizione delle frasi standard:  la politica allentata sarà mantenuta fino a che non saranno raggiunti i livelli massimi di inflazione, l’inflazione alta è solo un fenomeno transitorio, le aspettative d’inflazione restano ferme, e non siamo ancora pronti a parlare di riduzione.

Ma fuori dalla Fed si parla dei pericoli di una monetizzazione del debito dei governi da parte delle banche centrali. La crisi del 2008 ed ora la crisi per la pandemia danno spazio alla Fed, alla BCE e alle altre banche centrali di violare questo principio cardine di non lasciare che i politici determino la politica monetaria.

Tecnicamente, ovviamente, una banca centrale monetizza debito solo quando acquista direttamente dei bond del governo. Ma la foglia di fico - che copre i movimenti sul mercato secondario, che permettono agli acquirenti dei bond del Tesoro di acquistarli direttamente e venderli nel mercato secondario - sta diventando via via così sottile da far vedere tutto.

La scorsa settimana lo ho denunciato il Wall Street Journal, lamentandosi dell’impennata dell’inflazione. Monetizzare il debito distorce il segnali di prezzo e le allocazioni dei capitali, si legge nell’editoriale del Journal. Ancora peggio, la Fed potrebbe sentirsi costretta a monetizzare debito, un esperimento con un esito assolutamente incerto.

Un ex governatore della Fed, Kevin Warsh, ha dichiarato che la monetizzazione è come entrare in un passaggio a senso unico. “Parlare di riduzione è un evento minore, tuttavia ben pubblicizzato”.  Ha scritto Warsh la scorsa settimana. “Ciò che conta ora è cosa farà la Fed, non cosa dirà”.

Michael Faulkender, direttore della politica economica presso il Dipartimento del Tesoro nell’ultimo semestre della presidenza Trump, ha richiamato l’avvertimento del 2013 di Jaime Caruana, ex direttore generale della Bank for International Settlement, secondo il quale mantenere degli strumenti straordinari – come la monetizzazione del debito – dopo la fine di una crisi può essere dannoso nel supporto di pratiche fiscali insostenibili.

“Il primo costo è che maschera i veri costi di servizio della politica fiscale”, ha scritto Faulkender nel Baltimore Sun.

Le proposte democratiche di spendere altri 4 mila miliardi implicano nuovo debito, nonostante gli aumenti delle tasse per contribuire a  sostenere i costi. “Invece di utilizzare i proventi degli aumenti delle tasse per coprire i deficit esistenti, stanno cercando di creare nuovi programmi senza fondi”, ha dichiarato Faulkender, che ora è professore di finanza presso l’Università del Maryland.

Non è sicuramente il genere di dichiarazione che ci si può aspettare dalla conferenza stampa del Presidente della Fed Jerome Powell, né sarà uno degli argomenti che verranno discussi al FOMC e che verranno dettagliati nei verbali che usciranno a luglio.

Ma qualcuno dovrà pur parlarne, in modo da avviare un dibattito per controbattere al pensiero della Fed.

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